“Insonorizzare”, parte 2: fonoimpedenza

insonorizzare

Nella puntata precedente abbiamo parlato di materiali fonoassorbenti, concentrandoci sul trattamento acustico della stanza. In pratica, ci siamo concentrati su come far “suonare” bene la nostra stanza. In questa seconda parte andremo invece a individuare alcune soluzioni per impedire al suono prodotto nel nostro ambiente di fuoriuscire nelle stanze adiacenti.

Ovviamente, vale tutto ciò che abbiamo dichiarato nella puntata precedente: questo non può e non vuole essere un articolo esauriente sull’argomento, vogliamo soltanto introdurre alcuni concetti fondamentali e indicare alcune soluzioni che andranno però approfondite ed adattate a situazioni specifiche.

Immaginiamo una band che sta suonando all’interno di una stanza, ad esempio una sala prove. Il materiale sonoro prodotto è un insieme di onde, di frequenza e intensità diversa. Ad esempio:

  • Cassa e basso: 30-200hz circa
  • Chitarra/Voce/Rullante: da 80 a 4000 hz circa
  • Piatti: oltre 4000hz

Avremo quindi un “messaggio” sonoro contraddistinto da un ampio spettro di frequenze. Se vogliamo impedire al suono di uscire dalla nostra stanza, dobbiamo prendere in considerazione tutto lo spettro di frequenze che verrà prodotto all’interno. Al variare della frequenza (e quindi della lunghezza d’onda) varia la capacità del suono di superare gli ostacoli attraversando le pareti. Le frequenze basse sono quelle che hanno una maggiore capacità di propagazione attraverso le pareti, grazie ad una lunghezza d’onda maggiore. Le frequenze medie alte invece sono più facili da fermare. 

Questo ci porta al problema che quasi sempre si verifica in una stanza da appartamento: se stiamo parlando normalmente, il nostro vicino non potrà sentirci, perché tipicamente la voce si propaga su frequenze medie (salvo situazioni limite con pareti divisorie di carta velina!). Se invece stiamo ascoltando musica sullo stereo, ecco che iniziamo a farci notare dai vicini. I vicini in questo caso sentiranno soprattutto le frequenze basse, per via della loro migliore capacità di propagazione, ma con ogni probabilità questo basterà per disturbarli.

L’esempio più frequente di questo fenomeno è la macchina che passa con un potente impianto audio a finestrini chiusi: da fuori noi sentiamo solo la cassa della batteria e le basse.

A questo punto avrete capito che se vogliamo “insonorizzare” la nostra stanza l’ostacolo principale è costituito dalle basse frequenze. Come facciamo a fermarle? Abbiamo diverse soluzioni, ma tutte implicano un intervento strutturale. I nostri maggiori alleati sono la massa e le intercapedini.

Iniziamo a parlare della massa. La fisica ci dice che il potere fonoisolante di elementi monostrato  realizzati con materiale omogeneo e rigido varia al variare della massa superficiale. In pratica, aumentando lo spessore di un muro ne aumentiamo il potere fonoisolante. Si potrebbe quindi pensare che con una parete abbastanza spessa riusciremmo a risolvere il problema, ma purtroppo anche una parete divisoria molto spessa (diciamo 80cm, e vi sfido a trovarle in una costruzione moderna) non sarà sufficiente a fermare una pressione sonora elevata con un ampio spettro di frequenze (come ad esempio il gruppo che suona dal vivo, vedi sopra). La soluzione è quella di intervallare materiali diversi all’interno della nostra parete, sfruttando il principio massa-molla-massa. Semplificando all’estremo, stiamo parlando di contropareti di materiale diverso inframezzate da un’intercapedine in cui andremmo a disporre materiale fonoassorbente (ad esempio lana di vetro). Questa soluzione ci consente di ottenere abbattimenti decisamente migliori, soprattutto sulle basse frequenze, senza eccedere nello spessore delle pareti. Il modello più efficace per questo tipo di realizzazione è quello “box in a box”, cioè la realizzazione di una stanza interna a quella esistente:

box in a box
Fig.1 – Costruzione “box in a box”

Attenzione però: tra la stanza interna e quella esterna non dobbiamo avere alcun contatto con materiale che possa trasmettere facilmente il suono. Il pavimento va sospeso su materiale elastico,  il soffitto è appeso a speciali supporti che limitano la trasmissione delle vibrazioni, e le pareti sono appoggiate al pavimento flottante. In questo modo la nostra stanza interna “galleggia” all’interno di quella esterna. Da una parte, la doppia parete con intercapedine impedisce la trasmissione del suono per via aerea, dall’altra gli speciali supporti elastici minimizzano la trasmissione per contatto.

Questo ha un altro vantaggio: se il vicino ci cammina sul soffitto con un tacco 12 non lo sentiremo, perché la trasmissione per contatto sarà quasi nulla. 🙂

Un altro fattore importante per la fonoimpedenza è il passaggio dell’aria. Avere una stanza costruita secondo il modello “box in a box” sarebbe inutile se le nostre porte fossero piene di spifferi. Anche porte e finestre devono essere costruite per chiudere ermeticamente il nostro locale: ricordiamoci sempre che il suono si trasmette nell’aria, se la lasciamo passare  vanificheremo tutto il lavoro.

Domande frequenti

Basandosi sui principi descritti fino a questo punto, ci si potrebbe chiedere:

“La mia stanza ha una sola parete confinante con la casa del vicino, se faccio una controparete sola può funzionare?”

oppure…

Suono la batteria, se mi costruisco una pedana che appoggia su una superficie elastica questo basterà per evitare di disturbare i vicini al piano di sotto?

In entrambi i casi, la risposta purtroppo è no. Il suono non si propaga in modo unidirezionale: se stiamo suonando all’interno di una stanza il suono andrà a rimbalzare su tutte le pareti, e anche se quella confinante con il vicino è rinforzata con una controparete, il suono si propagherà comunque da pavimento e soffitto, aggirando la nostra parete “rinforzata”. Allo stesso modo, una pedana per la batteria non è sufficiente: certo, ci aiuterà a ridurre la trasmissione del suono per contatto (vedi esempio del vicino col tacco 12) ma non sarà sufficiente a impedire la trasmissione per via aerea.

Insomma, per concludere… Se la vostra esigenza è di avere un ambiente dove esercitare forti pressioni sonore senza arrecare disturbo ai vicini, probabilmente la soluzione più veloce ed economica risulta quella di dotarsi di un box insonorizzato. Ovviamente, all’interno il vostro ascolto non sarà mai all’altezza di una buona sala ripresa (quindi difficilmente otterrete  risultati eccellenti microfonando una batteria al loro interno), ma per le prove e lo studio individuale è sicuramente una soluzione da prendere in considerazione. E’ senza dubbio una soluzione costosa, ma possiamo assicurarvi che è molto meno dispendioso rispetto alla creazione di una stanza “box in the box” fatta a regola d’arte.

Se invece siete curiosi e volete dare un’occhiata alle soluzioni che abbiamo adottato nel nostro studio per isolare e sala ripresa e regia, sapete dove trovarci! 🙂